martedì 8 aprile 2008

ladri di biciclette?

Mi chiamavano Violeta e festeggiavano il mio compleanno il 7 maggio, ogni anno dal 1978. è così che “papà e mamma” hanno rubato la mia identità, con la complicità di un amico di famiglia, un amico loro che si chiama Enrique.
Enrique mi ha presa dall’ospedale militare appena nata, strappata dalle braccia della mia vera madre; mentre il mio vero padre marciva in uno di questi centri di detenzione clandestina della dittatura; di loro non si sa più nulla se non che, forse, probabilmente, li hanno volati, come tanti altri, imbottiti di tranquillanti da un aereo … Enrique mi voleva per sé, non poteva avere figli lui … ma sua moglie lo voleva maschio, figlio di guerriglieri, rubato, non importa ma maschio. E così Enrique mi ha tenuta a casa di sua madre un paio di mesi fino a che non mi ha portata a casa dei suoi amici, anche loro sterili,anche loro sapevano chi ero, da dove venivo, una femmina andava bene uguale per “mamma e papà”. Così mi hanno chiamata Violeta, come la moglie di Enrique.
Ho sempre voluto sapere da dove venivo, ho sempre saputo di non appartenergli. Forse perché fin da piccola “mamma” non si faceva scrupoli a urlarmi le mie origini, come se fosse qualcosa di cui vergognarsi. “Violeta, alzati e fai pipì che dobbiamo partire per il mare … Forza Violeta, non me lo far ripetere due volte … VIOLETA!!!”. Un’amica che viveva con noi ricorda, quando avevo non più di quattro anni, mia “madre” urlare perché io assonnata, presto la mattina non mi decidevo ad andare a fare pipì prima di metterci in cammino per Mar del Plata. E rammenta (è agli atti del processo) mia “madre” urlarmi “SEI UNA RIBELLE MENTRE IO TI HO CRESCIUTA CON PANNOLINI DI SETA, SE NON FOSSE STATO PER ME SARESTI PULCIOSA E SPORCA, IN UNO ZAINO, IN GIRO CHISSA’ DOVE, CON DEI GUERRIGLIERI!”.
Mia “madre”, Cristina, una donna di 30 anni allora, che sapeva di appropriarsi di una persona, strapparle l’identità, sapeva e pensava che fosse una cosa giusta, e detestava il mio carattere, detestava che domandassi da dove venivo … me lo hanno fatto dire da una psicologa al principio, mi hanno raccontato un sacco di bugie, per tanto tempo, mi hanno anche detto che ero figlia di Enrique, figlia illegittima e per questo data in “adozione”. Ma Enrique negava, diceva che non sapeva, che lo avevano solamente chiamato dall’ospedale militare che aveva fatto da tramite … e mi proponeva di comprarmi un appartamento e farmi andare a vivere da sola se non mi trovavo bene con i miei “genitori adottivi”.

Questa storia non è solamente la storia di “Violeta”, Cristina, Osvaldo ed Enrique, è la storia di molte persone, medici, infermieri che assistettero al parto, amici della coppia che, improvvisamente senza alcuna gravidanza, seppero che Cristina aveva una bimba, che il certificato di nascita la dichiarava figlia naturale; è la storia di colleghi di lavoro, familiari. Sapevano tutti, non molti hanno parlato. Questa è la storia di una bambina, ora donna, di Maria Eugenia Sampallo Barragan che l’altro giorno ha assistito alla condanna dei 3 personaggi principali di questa vicenda. Enrique (l’amico di famiglia) condannato a 10 anni, Osvaldo (il “padre”) a 8 e Cristina (la “madre”) a 7 anni.

Per un furto di auto a mano armata in Argentina è prevista una pena dai 5 ai 15 anni, per un sequestro di minore a scopo estorsivo sono previsti 25 anni di galera.

Maria Eugenia ha dovuto aspettare 7 anni per la condanna in primo grado, i suoi “genitori” (e che la stampa estera smetta di chiamarli adottivi perché qui di adozione non c’è neppure l’ombra!) non andranno in carcere fino alla condanna definitiva. E i suoi genitori comunque non ci sono più e immagino che per loro la tortura peggiore sarà stato sapere che lasciavano una figlia nelle mani dei propri carnefici!

(Maria Eugenia non rilascia interviste, la prima persona nel racconto in corsivo è un'invenzione mia, la sostanza ed i fatti sono invece raccolti dall'atto di citazione che maria eugenia ha presentato in tribunale, si può leggere sul sito delle nonne di plaza de mayo - www.abuelas.org.ar)

5 commenti:

Camminare domandando ha detto...

Probabilmente anche per ragioni personali, ma anch'io davvero non sopporto questo utilizzo improprio del termine adozione. Hai fatto bene comunque ad approfondire questa vicenda. -

Anonimo ha detto...

Grande Vale ! Mi hai fatto commuovere ! E, come sai, non è facile...
Besos
GG

LaValen ha detto...

non è facile leggere certe notizie e restare indifferenti!

Roberto ha detto...

complimenti valentina.

celecelestino ha detto...

Triste , ancor di piú a pensare che i casi sono molti ...